Intervista a cura di Roberta La Bua
Giuseppe Gallà è nato il 26 Aprile del 1935, a Cefalù, in provincia di Palermo, ma attualmente vive e lavora a Roma. Per diversi anni ha insegnato alla scuola media, ma ora si dedica a tempo pieno alla sua grande passione: la pittura.
Quali sono stati i suoi inizi e cosa l’ha spinto verso la pittura?
Il mio è stato un inizio spontaneo, quasi per caso. Da bambino, durante una festa, disegnai un uomo che beveva un bicchiere di vino e mio zio, nel rimproverarmi, mi dette uno schiaffo, perchè nel realismo di quell’immagine vedeva perfettamente descritto il suo vizio per l’alcool. Ho frequentato l’Istituto d’Arte di Palermo e lì prese forma la vera passione verso l’arte e la pittura, grazie soprattutto agli insegnanti che possedevano una grande didattica, che non derivava dai titoli, ma dall’esperienza. Ancora oggi la scuola avrebbe bisogno di questo tipo d’insegnanti.
A chi, o a cosa, si è maggiormente ispirato per la sua formazione?
Durante il periodo scolastico, naturalmente, furono i grandi artisti, quali, ad esempio, Van Gogh e Caravaggio; nei libri osservavo le immagini delle loro opere, ma non per copiare, ma per far sì che formassi delle idee totalmente personali. Anche l’architettura è stata di supporto per la mia formazione, l’architettura quella semplice, spontanea, formata di vuoti e di pieni, e non quella odierna dove si progetta troppo. Frank Lloyd Wright è stato, per me, veramente un modello, un esempio. Adesso dopo tanti anni voglio guardare alla mia esperienza. Sto cercando di dimenticare la storia dell’arte, imparata tra i banchi di scuola, perchè mi allontana dalla mia ricerca. Io osservo la realtà, ma non per copiare, ma per cercare la mia ispirazione: è come nella lingua italiana, ha delle parole ben definite, ma non tutti scrivono lo stesso romanzo.
Che rapporto ha con la sua città natale, Cefalù?
Nonostante Cefalù, durante la mia giovinezza, fu un paese apatico, è qui che ha avuto inizio il mio percorso. Un giorno mi chiusi dentro una stanza solamente con dei colori e incominciai a effettuare delle macchie, per poi costruire tutto l’ambiente. Uso molto i colori e li scelgo in modo tale da creare dentro me stesso le emozioni. Mi piace osservare il mare, sentire il rumore del flusso e reflusso delle onde, e quando dipingo lo sento. Osservo da vicino gli scogli, sembra quasi che ti raccontino la loro storia. Li osservo per molto, a volte anche per ore, e rimango indifferente al giudizio della gente, anche se ho la necessità di guardare 50 volte una stessa cosa. Osservare la natura, ed in particolare uno scoglio, mi da l’ispirazione giusta e una volta ottenuta l’ispirazione, ho già il quadro. Lo scoglio mi appassionava quando facevo l’informale, perchè cercavo le impronte. Adesso cerco le emozioni, che dipendono da come mi sento dentro. Posso guardare lo stesso oggetto, ma in periodi diversi e la mia conoscenza mi da emozioni differenti.
Si sente un’artista contemporaneo?
Non mi sento niente. Mi piace dipingere tematiche a cui mi appartengono. Se alla gente piaccioni i miei quadri sono contento, ma io dipingo perchè mi piace dipingere. Adesso amo queste cose e le faccio, ma poi se le farò in futuro, questo non lo so. Nel passato, nonostante il mondo attorno a me correva, con le sue differenti richieste, io cercavo di stargli dietro, ma senza violentare me stesso. Sono matto, ma indifferente al giudizio delle persone e soprattutto dei critici, mi danno fastidio, perchè corrompono l’anima della gente.
Che consiglio darebbe ai giovani artisti?
Di guardare sempre la realtà, perchè le esperienze servono per formare la sintesi. Quando ho un problema vado nella realtà per risolverlo, non mi riferisco alle persone. A me piace la gente, ma solo per osservarne le relazioni, non per dipendere da loro. Osservare la natura, non perchè è in difetto, ma perchè lo sei tu e dall’osservazione ne trai ispirazione, così la gente non può dire che hai copiato, perchè anche se l’oggetto è uno, l’interpretazione è solamente tua. Non bisogna mai tradire se se stessi, ma ognuno deve leggere dentro di sè.
Se dovesse dare un breve riassunto della sua vita, quale sarebbe?
A 77 anni mi chiedo: a chi devo dare fiducia? Nel mondo tutti tradiscono tutti. Conoscendo Dio, ho imparato a conoscere cosa c’è dentro di me. Se vuoi conoscere Dio, lo devi cercare. Ispirato dall’azione dei Padri del deserto, cerco la pace interiore. Dio ci chiede sacrifici, ma non per lui. Lui non ne ha di bisogno, ma noi si. Perchè è attraverso il sacrificio che possiamo conoscere la vera essenza del nostro essere.
Quanto è stata importante sua moglie nella sua vita di uomo e artista?
Mia moglie ha fatto tutto ciò che era di materiale, in modo tale che io mi dedicassi totalmente alla pittura; è l’altra parte di me.
Cefalù, 6 Agosto 2012
Intervista curata da Roberta La Bua
E’ stato un pomeriggio davvero piacevole. Dialogare con il maestro Giuseppe Gallà e sua moglie Aida, mi ha aperto la mente su diversi aspetti della vita, che, ancora, non avevo considerato. E’ una persona speciale, perchè umile e semplice in tutto quello che fa.