1° maggio. Per riflettere sulla natura del lavoro, tra presente, passato e futuro.
Renato Guttuso
La Collezione del Talento ha come proprio obiettivo la conoscenza dell’arte e lo sviluppo culturale, quindi nonostante il titolo, non è di tipo politico il ragionamento che si vuole affrontare. E’ pur vero che la cultura, attraverso la riflessione su temi ed eventi, può portare ad una lettura sociale dei fenomeni. L’opera che si prende in considerazione, rappresenta l’azione del pittore di carretto, figura professionale che nella prima metà del ‘900, non era solo legata alla conservazione di una forma culturale, ma vera e propria professione il cui prodotto aveva un uso pratico nel quotidiano. Certo vi era una valenza estetica nel dipingere un carretto con storie e decori geometrici, piuttosto che lasciarlo in monocromo giallo o azzurro, ma è pur vero che nella società siciliana di quei tempi, era funzionale alle attività commerciali avere su carri e bancarelle quelle immagini colorate che, come cartelloni pubblicitari, identificavano le attività ed attraevano il pubblico. Le stesse decorazioni, che diventarono uno status sociale, finirono anche su mobilie ed altro, quando chi le possedeva voleva ancora di più dimostrare il proprio prestigio economico e sociale. Oggi i mezzi di trasporto sono ben diversi da allora, le automobili vengono verniciate dai carrozzieri e, tranne che in pochi casi, un mezzo dipinto con la livrea di un carretto siciliano non appartiene più all’uso comune. Tutto segno dei tempi che cambiano e cambia anche il concetto di lavoro. L’unico indirizzo che non si deve mai perdere è quello di valutare il lavoro come elemento imprescindibile dalla società e dall’individuo, riuscendo a programmare le trasformazioni sociali e progettando le nuove forme di occupazione, sempre nel rispetto e nella conservazione del passato da cui proveniamo.